Da Corriere della Sera

Come dentro la scena di un crimine, ma senza inquinarla: l’accertamento è ripetibile all’infinito. E, soprattutto, è a disposizione anche degli studenti e non solo degli addetti ai lavori. Sono solo alcuni dei vantaggi di «Crime Training», il teatro di un delitto che, da reale, diventa virtuale.

Il software, sviluppato dalle società Legal genetics e Fingerlinks, ricrea gli ambienti in cui è stato commesso un omicidio, in versione tridimensionale ma, soprattutto, navigabile. Miracoli della realtà virtuale immersiva. «È proprio questa la rivoluzione – spiega Antonio Castrucci di Legal genetics, che offre strumenti e consulenze in ambito forense -. Se è già possibile per le forze dell’ordine riprodurre in 3D della scena del crimine, “Crime Training” è la versione più avanzata di questa nuova tecnologia. Non solo ricrea lo stesso ambiente in versione tridimensionale, ma permette di entrare all’interno. Come essere sulla scena del crimine dal proprio ufficio».

Bastano una maschera con degli occhiali speciali e due dispositivi simili a telecomandi per teletrasportarsi sulla scena del crimine. Provare per credere. E giovedì mattina, all’istituto Spellucci di via Santa Croce in Gerusalemme, «Crime Training» è stato presentato e sperimentato anche dalla stampa, attraverso la riproduzione del teatro di un delitto realmente accaduto: l’omicidio di Francesca Benetti, insegnante vicentina uccisa nella sua villa in Toscana da un giardiniere che aveva maturato un’ossessione per lei. Il corpo della donna non è mai stato trovato, ma le tracce di sangue sulla scena del crimine, anche lavate via per cercare di cancellarle, sono state decisive per arrivare a una sentenza di condanna definitiva all’ergastolo.

Gli studenti dentro la scena del crimine. Indossata la maschera e impugnati i telecomandi si ha l’impressione di essere altrove, precisamente nel luogo in cui l’assassino ha colpito. Si può ispezionare la casa stanza per stanza. Si possono raccogliere oggetti. Aprire cassetti e ante di armadi. Cercare tracce e prelevarne campioni per capire se sono ematiche (sangue) o biologiche (sperma, sudore, saliva). «Il telecomando permette di scegliere tra una serie di strumenti – spiega Fabio Ranieri di Fingerlinks – come la lampada per illuminare, i tamponi, la macchina fotografica o la luce blu, conosciuta dalla scientifica come luminol, per mettere in chiaro le tracce lavate».

Lanciato l’anno scorso, in versione demo al Tecnology Hub di Milano, «Crime Training» è disponibile da gennaio. Per ora, è utilizzato soprattutto da studenti di corsi privati di scienze forensi, ma al software innovativo di Legal genetics e Fingerlinks guardano con interesse anche alcuni reparti specializzati delle forze dell’ordine. L’università di Bari, finora, è apripista: è il primo ateneo ad averlo messo a disposizione dei suoi iscritti. Una novità che ha già rivoluzionato la didattica, aprendo agli studenti scene del crimine finora blindate per il pericolo di inquinamento probatorio, ma che promette soprattutto di diventare valido alleato di inquirenti e investigatori: la realtà virtuale immersiva al servizio delle indagini.

«Oltre a impedire di contaminare gli ambienti e di ripetere gli accertamenti ogni volta che serve, “Crime Training” può essere usato anche a indagini chiuse – spiega Nicola Caprioli, criminalista -, per esempio in aula, al processo, per mostrare come si è arrivati ad alcuni risultati. Un tipo di analisi innovativa che fa un ulteriore passo verso il perfezionamento dei rilievi scientifici».